Le pecore belano spaventate fra i cumuli bianchi. L’ovile è collassato nottetempo per il peso della neve e le lamiere del tetto sono piombate giù. Ora gli animali se ne stanno tutti raggruppati e intirizziti nel cortile dell’azienda agricola. L’altra metà del gregge, quello nella stalla che si è salvata, ha le mammelle gonfie, ma l’elettricità è saltata da tre giorni, la mungitrice meccanica non va e non resta che estrarre il latte a mano, per liberarle e non farle soffrire. Tutti lavorano concentrati, cercano di non perdere la calma fra il silenzio ovattato delle colline. Però la situazione è estremamente complicata, preoccupante. Si capisce che non sarà facile risollevarsi da guai così grossi.
L’Azienda agricola Marchese Marino, a Monte San Martino, entroterra marchigiano, è una delle fattorie messe in ginocchio dall’emergenza neve di questi giorni. Dopo essere già stata duramente colpita dallo sciame sismico iniziato ad agosto e che non accenna a smettere. La casa colonica è inagibile dopo la magnitudo 6.5 di ottobre. Ora è disabitata e gli allevatori vivono nei container poco più in là, sul bordo dell’aia, gelidi, coperti dalla neve per la bufera di questi giorni. Il peggio però, dopo le scosse dell’estate e dell’autunno sembrava passato. Sembrava che la vita avesse ritrovato un suo equilibrio. A inizio novembre Martino, con la moglie Paola, si erano trasferiti dormire su delle brande nella stanza della stagionatura, assieme ai loro collaboratori. Alla loro microscopica comunità si era unita anche una famiglia di vicini, da una collina più in là, in cerca di compagnia mentre la terra continuava spaventosamente a tremare sotto i piedi. E proprio quei giorni era arrivata, in punta di piedi ma inarrestabile, la generosità e la solidarietà degli amici e della società civile. Grazie a una campagna di crowdfunding, i ragazzi del Mercato Bio Mezza Campagna di Senigallia erano riusciti a portare in dono due container, due nuovi moduli abitativi dove tornare a vivere, tutti da arredare e da rendere vivibili, ma già piccoli nuovi rifugi umani abbelliti nelle pareti esterne dai disegni multicolore di un writer.
A Natale la ong marchigiana Cvm aveva coinvolto l’azienda nella propria campagna, vendendo i formaggi bio Marchese proprio per finanziare progetti in aiuto ai terremotati delle Marche. Quei giorni, durante una nostra visita, la signora Paola ci aveva confidato: “Appena ci saremo sistemati nei container potremo liberare dalle brande gli spazi del nostro caseificio e riprendere il lavoro. Ci vorranno anni per tornare alla normalità. Questo terremoto ci ha messo dinnanzi a grandi domande. Continuare o non continuare? Ora non ci fermiamo, sono i ragazzi intorno a me a darmi la carica per guardare al futuro. I container sistemati nell’aia della nostra azienda daranno vita un nuovo micro-villaggio. La nostra micro comunità, ancora unita, si rimodula per fare fronte all’emergenza”.
Ed ecco però che a gennaio tutto di nuovo precipita. Quell’eroico atto di rialzarsi è fiaccato da una nuova calamità. Nevica per tre giorni, erano 40 anni che non ne faceva così tanta. L’ovile crolla schiantato dal peso dei fiocchi, i danni sono difficili da quantificare. Il 18 gennaio torna anche il sisma. “Una mattina mi sono svegliato, ed è stato uno choc. Una delle due stalle era crollata. Per fortuna sono arrivati i pompieri e siamo riusciti a salvare le pecore, non tutte. Mentre ero sotto le lamiere ad estrarle ogni cosa ha iniziato a tremare per gli squassi del terremoto” racconta il titolare, Marino Marchese, arrivato da Bolzano in questo lembo delle Marche una trentina di anni fa con la moglie Paola Carraro. Col sogno di dare vita a un caseificio bio che oggi offre anche percorsi di reinserimento lavorativo agli ospiti della vicina comunità di San Cristoforo.
“Di che abbiamo bisogno? Urgentemente di puntelli per tenere il tetto della stalla rimasta in piedi”, spiega Marino preoccupato. L’area è isolata, si raggiunge a piedi o su jeep 4×4 con catene. Da tre giorni è saltata la corrente per scaldare i container e azionare le macchine di mungitura. Durante la mattinata arriva una squadra di otto uomini dei Vigili del Fuoco di Pesaro. Hanno il compito di soccorrere la vasta zona fra San Ginesio, Caldarola e Sarnano. Ma non hanno mezzi adatti ad affrontare l’emergenza e prestano aiuto praticamente a mani nude. Tutti si mettono al lavoro per fabbricare i puntelli che reggeranno gli architravi dell’ovile, con quel che trovano, perché è inverosimile sperare nell’arrivo di materiali dal Comune. “L’emergenza va avanti da agosto. I giorni appena dopo le prime scosse sono passati a trovarci vari rappresentanti delle istituzioni. Ma poi non si è visto più nessuno. Il sindaco di Monte San Martino ci ha consigliato di muoverci privatamente, perché i tempi burocratici per le casette sarebbero stati lunghi”, spiega Marino Marchese.
Ma il tempo è poco, si va di corsa, c’è da liberare il tetto della stalla dalla neve, che si è depositata a quintali. “Ora bisognerà ricostruire tutto – riflette, preoccupato ma calmo, mentre munge le pecore ad una ad una coi suoi quattro collaboratori rumeni ed ungheresi – il lavoro è infinito. Noi non siamo più allenati a mungere così tante pecore. Ci vorranno ore e presto ci verrà l’acido lattico alle braccia. Ma dividendo le pecore a piccoli gruppi ce la faremo”.
(da un articolo pubblicato su Avvenire il 21 Gennaio 2016 e qui proposto in versione estesa)
Il fotografo. Ennio Brilli vive a Fermo. Ha realizzato reportage in Africa, America Latina e Paesi dell’est Europa (Balcani, Caucaso). Ha pubblicato su Diario, Il Manifesto, La Stampa, Il Reportage, Pagina99, La Repubblica. Suoi documentari sono stati trasmessi da reti televisive fra cui Rainews. Altre pubblicazioni: Il pane offeso, testi di autori vari, edizioni Culturaglobale, 2013; Parchi da leggere, AA.VV. e testi di Tonino Guerra, Edizioni Scientifiche Italiane, 2011; Palmiro, ristampa del libro di Luigi Di Ruscio, Ediesse, 2011; Consiglio di classe, testi di Angelo Ferracuti, Ediesse, 2009; Viaggi da Fermo, Laterza, 2009, testi di Angelo Ferracuti; Dove lavorare non stanca, Camera di Commercio di Ancona, Il Lavoro Editoriale, 2005; Le Ombre, testo di Antonio Moresco, Editoria e Spettacolo, 2004
Il giornalista. Marco Benedettelli, giornalista professionista, è nato ad Ancona e vive e lavora a Porto San Giorgio (Fermo). E’ responsabile della comunicazione per la ong Cvm (Comunità volontari per il mondo). Collabora con Avvenire e ha collaborato, come freelance, con il Manifesto, Sole24ore.it, D di Repubblica, Nigrizia, Vita no profit, coi quotidiani locali di Ancona e con altre testate. Dal 2009 è direttore responsabile di “Argo. Rivista di esplorazione”. Ha scritto su Nazione Indiana e ha collaborato con il collettivo 48ore.com (oggi off-line). Nel 2012 ha pubblicato la raccolta di racconti La regina non è blu (Gwymplain).
Il progetto “Lo stato delle cose” è interamente autofinanziato e reso possibile dalla spontanea partecipazione di fotografi e autori nonché dalla collaborazione e dal supporto, non economico, degli enti locali, istituzioni, associazioni e società che ne hanno condiviso gli intenti documentari.
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