Il mestiere del carbonaio si perde nel tempo ma resiste qui sui Monti Sibillini, nonostante la catastrofe del terremoto. E’ così che, una sera, mi trovo a chiacchierare con Italia e Fernando di legno e di carbone. E’ autunno e l’aria fresca della sera esalta la presenza di una fonte di calore a forma di cupola – “la ‘ncotta” – che si rivela, nera, nella piccola baracca che si affaccia su una splendida valle. I carbonai producono ancora il carbone con un procedimento antico che è rimasto pressoché invariato nei secoli e che consiste nel creare una sorta di cupola con la legna. Derivante dai tagli di diradamento, viene tagliata in diverse misure a seconda dei diametri e dell’essenza a formare una piramide che viene poi coperta con uno spesso strato di paglia e successivamente dalla terra che impedisce all’aria di penetrare. Al centro viene lasciato un foro che serve da camino e che permette di aggiungere legna quando questa si consuma.
Il processo di combustione dura diversi giorni nei quali si deve seguire assiduamente il processo mediante varie procedure. La legna deve infatti mantenere una certa temperatura e un certo grado di combustione per non consumare troppo legno ed essere efficiente. Vedere questi passaggi è come vivere un rito perso nel tempo, si viene avvolti dal fumo bianchissimo e dal pungente, naturale, inconsueto profumo di carbone. Si sentono i profumi delle varie essenze di legno e ci si ritrova immersi in gesti e movimenti che hanno un qualcosa di mistico.
L’autore. Federico Moschietto è nato ad Alba nel 1983 e si laureato in Architettura nel 2005. Vive e lavora a Moncalieri. Dal 2010 si appassiona al mondo della fotografia compiendo ampi studi da autodidatta che lo portano, dal 2015 a praticare la professione di architetto e di fotografo facendo reportage di cerimonie, fotografie di architettura e diversi progetti personali legati al reportage. Ottiene diversi risultati positivi a concorsi e manifestazioni nazionali arrivando a esporre in diverse mostre negli ultimi tre anni. Attualmente sta portando avanti due progetti editoriali di cui uno sul tema del rapporto fra i bambini e le architetture, giá in parte esposto a Paratissima Torino 2016.
Il progetto “Lo stato delle cose” è interamente autofinanziato e reso possibile dalla spontanea partecipazione di fotografi e autori nonché dalla collaborazione e dal supporto, non economico, degli enti locali, istituzioni, associazioni e società che ne hanno condiviso gli intenti documentari.
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