Acquasanta Terme, la storia di resilienza della famiglia Massi

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Immagini e testo di Marco Sacco. Ad Acquasanta Terme fra il 1° e il 5 novembre 2017

La Protezione Civile, su indicazione del vicesindaco, mi accompagna con il suo mezzo in una località altrimenti difficilmente raggiungibile. All’improvviso, dopo una serie di salite e discese si apre una vista che toglie il fiato. Sono nei pressi di Pomaro dove tra le campagne aperte, il bosco fitto e la vista della montagna, vive e lavora la famiglia Massi. In parole povere sono definibili come “persone d’altri tempi”, legati fortemente all’attività agricola e alla pastorizia. “Guarda la mia cavalla, è bellissima!” afferma emozionato Romolo, il capofamiglia. Una cavalla, un asino sardo e un mulo sono la loro ricchezza. Il terremoto gli ha sottratto la stalla, la cui funzione è stata sopperita da una tensostruttura con un rivestimento in plastica che purtroppo non presenta le caratteristiche adeguate per ospitare gli animali.

Visitando la loro casa, di dimensioni generose e in condizioni di rischio crollo, ho avvertito quanto il terremoto abbia negato loro una esistenza dignitosa. Il letto con i detriti rivolto verso una parete pericolante ne è un esempio lampante. E non rimane altro che parlare con Romolo dei tempi che furono e di quando suo padre, al rientro dall’America, iniziò a costruire quella casa con le proprie mani. Giulio, il figlio, vive con la moglie e i propri genitori in una rimessa degli attrezzi, utilizzata come cucina e alloggio di fortuna. Le camere da letto sono a duecento metri di distanza, in due moduli prefabbricati, freddi ed umidi. Mi raccontano che prima i pericoli erano i lupi, che scendevano dalla montagna di notte per attaccare il bestiame o i cinghiali che devastavano il raccolto. Ora, invece, il pericolo deriva dalla montagna stessa che tanto loro ha dato e che adesso gli fa paura.

L’autore. Classe 1984, laureato in Ingegneria, Marco Sacco si definisce un fotografo umanista, prediligendo la narrazione delle persone e delle cose comuni nella certezza che queste siano parte di una possibile futura memoria collettiva. La fotografia gli ha permesso di sviluppare una percezione umanistica, a tratti antropologica, avvicinandosi al reportage sociale. Ha iniziato a fotografare durante gli studi universitari e dopo un’esperienza lavorativa come ingegnere, ha deciso definitivamente di dedicarsi alla fotografia intraprendendo un percorso da freelance. Attualmente sta portando avanti alcuni progetti fotografici personali.