“E’ un po’ come avere il cadavere di un familiare in casa. Finchè non lo seppellisci, non riesci ad elaborare il lutto”. Dinanzi alle macerie che ancora non sono state rimosse su al paese, sono queste le parole di Maria Luisa Fiori, consigliera del comitato “Con Arquata per Arquata”, gruppo di cittadini di Arquata del Tronto che dopo il forte terremoto del 24 Agosto 2016 che ha sconvolto il Centro Italia, si è unito per dare informazione, vigilare sulla ricostruzione e dare voce alla popolazione colpita dal sisma.
“Bisogna continuare ad avere speranza, mai abbandonarla, anche se sappiamo benissimo che ci hanno abbandonato. Gli interventi sono ancora in fase di emergenza, eppure è passato un anno. L’aspetto positivo di tutto ciò è che ci siamo legati moltissimo. Tutti tendiamo al rientro ma non sappiamo ancora con quali mezzi. Non c’è comunicazione. Siamo in hotel da un anno e nessuno ci dice nulla”.
C’è chi non ha superato la tragedia, e crede ancora di vivere ad Arquata, e racconta: “Questa mattina sono scesa a raccogliere i pomodori nei campi laggiù, dietro al cimitero”. Enrichetta, 92 anni ride, ride guardando il figlio “E ho fatto le crespelle, che mangiata di crespelle oggi”. Ma ci troviamo in un Hotel, l’Hotel Persico di San Benedetto del Tronto, fronte mare, dove al momento si trovano i più anziani di Arquata.
C’è pure chi, sentendosi montanaro, non mette piede fuori dall’hotel. “Non siamo a casa qui, chissà quando tornerò lassù, tra le mie montagne”: Dario, 90 anni, ci pensa e si rende conto che nulla sarà come prima. La maggior parte delle case sono inagibili, tra le macerie.
Antonio e Albina, 62 anni di matrimonio. Uniti da sempre, passano il tempo “mangiando, dormendo, seduti. Questa è la nostra vita da un anno a sta parte. Ci hanno “presi” dalla strada e portati qui, senza chiederlo. Questo è ciò che è successo. Ma del resto su è pericoloso”.
Diego invece, “filosofo” di Arquata, non parla del passato, ma solo di alcuni fatti del presente. Racconta della signora che recita le sue poesie, della volontaria che gli ha fatto fare un collage, del gelataio dell’angolo che ha le creme molto buone.
Ognuno ha reagito in modo diverso. Maria Luisa Fiori si sente anche un po’ responsabile della speranza e dei sogni degli anziani, è per questo che ogni giorno si occupa di loro e combatte contro le ingiustizie a un anno dal terremoto.
“Ti rendi conto, quando sei sotto casa in vestaglia da notte, la terra trema, non hai nulla, è tutto buio, e senti solo urla di aiuto, che l’unica cosa che ti rimane è solo te stessa. Toccando l’essenza, puoi solo trovare la forza di andare avanti, aiutandoti anche con le esperienze. Mai perdere se stessi! E’ per questo motivo che adesso sono forte, nonostante quest’ultimo anno sia stato davvero difficile”.
Al momento ad Arquata stanno consegnando le prime casette. Roberto e Claudia, ricevono oggi la chiamata che domani devono lasciare l’hotel perché gli è stata assegnata la casetta. Si sentono un po’ persi. Non hanno lavoro, non hanno più nulla se non una stanza d’albergo. E da un momento all’altro devono tornare su. “Domani è un altro giorno, puliremo la nostra nuova casetta e poi ci metteremo alla ricerca di una vita normale”.
Alessandro e Stefania invece aspettano con ansia che un giorno arrivi loro la chiamata per tornare ad Arquata. Hanno un figlio che inizierà la scuola a settembre, ma probabilmente dovrà tutti i giorni salire e poi tornare in hotel. “E’ stato un anno davvero pesante. Anche per lui. Ed ora è un po’ preoccupato, non sa chi dei suoi amici tornerà sui banchi di scuola ad Arquata. Molti si sono trasferiti”.
Sono più o meno le 19, incontro Giacomo che torna da lavoro. Alcuni di loro non l’hanno perso perché lavoravano fuori Arquata. Partono la mattina presto presto. C ‘è un autobus che passa dal mare alla montagna per portare i lavoratori. E poi tornano tutti insieme alla sera. “Sono sporco da lavoro, non fotografarmi. Di solito chi è in hotel è in vacanza!”.
Di certo non manca un po’ di senso dell’ironia. Nonostante tutto hanno ancora la voglia di sorridere e di scambiarsi battute.
Un po’ come le sorelle Vincenza e Marcella che si trovavano nella loro vecchia casa di famiglia al momento della scossa. Entrambe hanno residenza a Roma, ma erano solite trascorrere almeno 7/8 mesi all’anno nel paesello di montagna. “Siamo cresciute qui, si stava bene, a Roma ci tornavamo poco. Con la casa se ne sono andati via i ricordi, la nostra vita. ” Ma poi trovano ogni pretesto per scherzare. “Terremotate si ma adesso ci beviamo l’aperitivo”.
E’ tutto rimasto fermo a quel 24 agosto 2016. L’unica cosa nuova è che in un anno Arquata ha ritrovato l’unione tra le persone. Ed è l’unica cosa che restituisce loro fiducia e speranza.
L’autrice. Lisa Boccaccio è una giovane fotografa che vive a Milano. Laureata in fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brescia, ha frequentato nel 2012 un master in fotogiornalismo. Il suo interesse per il reportage nasce da corsi e workshop durante gli anni accademici. Curiosa e sognatrice, amante delle storie al punto da aver scelto la strada della fotografia forse come pretesto per ascoltare, raccontare e vivere non solo la sua realtà, ma anche le vite degli altri. Lisa ama il suo lavoro, ama viaggiare ed è alla continua ricerca di situazioni e suggestioni. Per sbarcare il lunario e per conoscere altri stili di vita pratica la fotografia anche nei seguenti ambiti: commerciale, spettacolo, interni, matrimoni, commissionati aziendali e privati. Sullo stato attuale della fotografia dichiara: “E’ sempre più difficile vivere di fotogiornalismo, ma si può guardare qualsiasi realtà con lo sguardo del fotogiornalista”.
Il progetto “Lo stato delle cose” è interamente autofinanziato e reso possibile dalla spontanea partecipazione di fotografi e autori nonché dalla collaborazione e dal supporto, non economico, degli enti locali, istituzioni, associazioni e società che ne hanno condiviso gli intenti documentari.
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