Immagini e testo di Marta Viola
A Monteprandone e Arquata del Tronto il 3 e 6 novembre 2017
Cos’è casa? Un luogo sicuro, il nostro territorio. Le pareti delimitano l’area in cui ci muoviamo con più naturalezza, in cui condividiamo azioni quotidiane con gli affetti più vicini. Uno spazio in cui ci sentiamo protetti e noi stessi. La casa e gli oggetti che la riempiono parlano di chi siamo, sono il prolungamento della nostra identità. Vedo nelle macerie lampi di colore, sono gli oggetti più diversi che si riaffacciano al cielo. A crollare non è solo l’abitazione, ma tutto quello che c’è dentro. Le cose che ci appartengono sono vissute, investite di significato. Nell’epoca del consumismo, ci sono cose che non si possono ricomprare. Semplicemente perché non hanno lo stesso valore affettivo. Quello che noto tra gli oggetti estratti sono molte fotografie. Gli addetti ai lavori mi raccontano che le persone chiedono soprattutto di poter riavere le immagini. Il bisogno di una memoria che resta intatta, anzi si rafforza. La carta diventa più forte della pietra che crolla. Forse rappresentano questo le fotografie, una forma di resistenza.
Dentro PicenAmbiente
Il punto di raccolta è situato a Monteprandone, a pochi chilometri dalla costa. PicenAmbiente segue i lavori nell’area di Arquata del Tronto e paesi limitrofi colpiti dal sisma. Qui mi dicono che il capannone è per un utilizzo temporaneo. Una volta finito il lavoro per il terremoto non ci sarà più niente. C’è una stanza con uno scaffale dove sistemano in prima battuta i beni personali. Dal soffitto di questo grande stabile scende periodicamente dell’acqua vaporizzata, mantiene il cumulo di macerie umido. Ma la polvere è così tanta e avvolgente che resta nell’aria e si respira finché non ci si allontana. Ci sono decine di militari al lavoro, li trovo negli uffici e a ordinare il materiale in scatoloni da riconsegnare.
Arquata del Tronto sembra essere stata travolta da qualcosa di ancora peggiore di un terremoto. Sembra l’esito di un bombardamento. Lo scenario è surreale. Brandelli di materia si stagliano sopra la mia testa, immobili. Non riesco a fare niente, sono tramortita dalla distruzione che impregna anche l’aria. Prendo la macchina fotografica, ho bisogno di un filtro per digerire quello che vedo. Mi arrampico dietro la gru che senza fatica risale i cumuli di detriti. Tutto è ricoperto di polvere, anche io sento lo strato di aria pesante aderire ai vestiti. Mi trovo in quello che era il centro del paese, è pieno di cose personali.
Trovo spartiti musicali, trofei sportivi, scarponi da sci, libri, documenti. Ogni oggetto che vedo mi porta a immaginare il proprietario. Mi chiedo se sia vivo o no. Guardo le case distrutte e non riesco neanche a immedesimarmi in chi ha perso tutto lì dentro. La bandiera italiana svetta timidamente sul cumulo di macerie, sembra quasi vergognarsi di essere in quel luogo. Un piccolo rettile di gomma con la bocca spalancata, quasi a urlare di dolore, davanti a tanto sgomento. Lo fotografo così com’è, sembra essere lì apposta per un ritratto.
L’autrice. Marta Viola nasce a San Benedetto del Tronto nel 1986. Partecipa al workshop con Guido Guidi nel 2016 e a seguire con Letizia Battaglia. Segue il corso avanzato in fotografia presso l’Istituto Europeo di Design nel 2015 (Milano) e fa parte della giuria scientifica della quarta edizione dell’evento “Who Art You” a La Fabbrica del Vapore (Milano). Nel 2014 segue un corso diretto da Jen Davis presso l’International Center of Photography (New York) e fa parte dello staff del Padova Fotografia Festival. Espone in Italia e all’estero dal 2013. I suoi progetti sono focalizzati sull’interazione uomo-ambiente, realizza fotografie e video per cooperative sociali e associazioni. Collabora con le riviste D’Abruzzo-Edizioni Menabo e Mezzocielo con articoli e immagini. Cofondatrice di un’agenzia creativa, lavora anche nel mondo della comunicazione. Psicologa, sta prendendo una seconda laurea in lettere.
Il progetto “Lo stato delle cose” è interamente autofinanziato e reso possibile dalla spontanea partecipazione di fotografi e autori nonché dalla collaborazione e dal supporto, non economico, degli enti locali, istituzioni, associazioni e società che ne hanno condiviso gli intenti documentari.
Per informazioni e contatti con Lo stato delle cose scrivere qui: osservatoriolostatodellecose
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