Cos’è casa? Un luogo sicuro, il nostro territorio. Le pareti delimitano l’area in cui ci muoviamo con più naturalezza, in cui condividiamo azioni quotidiane con gli affetti più vicini. Uno spazio in cui ci sentiamo protetti e noi stessi. La casa e gli oggetti che la riempiono parlano di chi siamo, sono il prolungamento della nostra identità. Vedo nelle macerie lampi di colore, sono gli oggetti più diversi che si riaffacciano al cielo. A crollare non è solo l’abitazione, ma tutto quello che c’è dentro. Le cose che ci appartengono sono vissute, investite di significato. Nell’epoca del consumismo, ci sono cose che non si possono ricomprare. Semplicemente perché non hanno lo stesso valore affettivo. Quello che noto tra gli oggetti estratti sono molte fotografie. Gli addetti ai lavori mi raccontano che le persone chiedono soprattutto di poter riavere le immagini. Il bisogno di una memoria che resta intatta, anzi si rafforza. La carta diventa più forte della pietra che crolla. Forse rappresentano questo le fotografie, una forma di resistenza.
Dentro la Cosmari
A Tolentino l’appuntamento è alla Cosmari, l’azienda che si sta occupando di smaltire le macerie del terremoto nei comuni delle Marche, in particolare nella provincia di Macerata. Ci sono anche i militari con i loro mezzi pesanti che collaborano a questo lavoro, camion carichi di macerie fanno avanti e indietro tutto il giorno da mesi. Le macerie vengono pesate ogni volta, così da avere sempre i dati sul quantitativo pervenuto. Il materiale raccolto viene depositato in aree apposite, dove poi vengono divisi (il legno dal ferro, la pietra dalla plastica…). Addetti con tute bianche e mascherina separano manualmente gli oggetti ritrovati dal resto delle macerie, li mettono in bagnarole e cassette di plastica per portarle altrove. Il primo passo per tornare dai loro proprietari.
Scorro gli scatoloni nel punto di raduno degli oggetti ritrovati e messi da parte, in attesa di essere restituiti. Sembrano quasi animati, vederli impolverati su scaffali anonimi e dentro scatole di cartone mi fa pensare che forse anche loro hanno voglia di essere riposizionati nelle loro case. Sono decontestualizzati in quel magazzino, eppure portano con sé narrazioni diverse e dense di personalità. Fanno un lungo giro prima di raggiungere i loro proprietari. Restano fra le macerie a lungo, perché il lavoro è tanto e nonostante siano diversi mesi che si lavora ininterrottamente resta ancora tanto da fare. Vengono prelevati, insieme a tutto quello che c’è nel luogo del disastro, e poi scaricati in capannoni appositamente predisposti.
Qui ci sono uomini coperti di bianco che a mano separano i materiali, si portano dietro una bagnarola o una cassetta di legno per metterci dentro eventuali oggetti intatti. Uno di loro mi dice: “Le persone sono affezionate a cose che magari non sembrano di valore. Una signora era molto felice quando le abbiamo fatto riavere una coperta. Ci ha detto che era di suo padre quando era in vita, per questo era molto importante per lei”.
L’ultima tappa della giornata è la frazione di Sassotetto nel Comune di Sarnano, proseguendo verso la montagna dove ci sono gli impianti sciistici. Lungo la strada panoramica arriviamo al piccolo borgo composto da case ormai quasi tutte distrutte. Una gru è a lavoro per la demolizione, al suo fianco un camion per la raccolta occupa quasi tutta l’area asfaltata e impedisce il passaggio. Un uomo osserva il braccio metallico aggredire quello che resta. Le mura smembrate non sono quelle della sua casa, ma è l’unica persona rimasta a vivere lì. Si è trasferito nella stalla adiacente alla sua casa inagibile, perché di qui non se ne vuole andare. E’ l’unico ad assistere alla demolizione, a vedere ridotta in briciole questa casa nel nulla che resta del suo paese prima che le macerie si mettano in viaggio per la Cosmari.
L’autrice. Marta Viola nasce a San Benedetto del Tronto nel 1986. Partecipa al workshop con Guido Guidi nel 2016 e a seguire con Letizia Battaglia. Segue il corso avanzato in fotografia presso l’Istituto Europeo di Design nel 2015 (Milano) e fa parte della giuria scientifica della quarta edizione dell’evento “Who Art You” a La Fabbrica del Vapore (Milano). Nel 2014 segue un corso diretto da Jen Davis presso l’International Center of Photography (New York) e fa parte dello staff del Padova Fotografia Festival. Espone in Italia e all’estero dal 2013. I suoi progetti sono focalizzati sull’interazione uomo-ambiente, realizza fotografie e video per cooperative sociali e associazioni. Collabora con le riviste D’Abruzzo-Edizioni Menabo e Mezzocielo con articoli e immagini. Cofondatrice di un’agenzia creativa, lavora anche nel mondo della comunicazione. Psicologa, sta prendendo una seconda laurea in lettere.
Il progetto “Lo stato delle cose” è interamente autofinanziato e reso possibile dalla spontanea partecipazione di fotografi e autori nonché dalla collaborazione e dal supporto, non economico, degli enti locali, istituzioni, associazioni e società che ne hanno condiviso gli intenti documentari.
Per informazioni e contatti con Lo stato delle cose scrivere qui: osservatoriolostatodellecose
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