Visso contava circa un migliaio di abitanti, dopo il terremoto ne conta poche decine. Le case rimaste agibili sono pochissime e i pochi abitanti rimasti si dividono tra le roulotte e i container. Le casette non sono ancora pronte e la maggior parte degli abitanti ha dovuto trovare sistemazione lontano dal paese. Molti vissani fanno notare che la mancanza di persone genera mancanza di attività e perdita del tessuto sociale del paese, mettendo anche in dubbio la possibilità di un ritorno di chi ora si trova in altri luoghi (soprattutto lungo la costa). Chi ha bambini difficilmente interromperà i loro studi intrapresi in altre scuole, e chi ha trovato lavoro altrove non lo lascerà per venire sistemato nelle casette. Ma c’è chi a Visso è rimasto e qui vuole rimanere, nonostante abbia perso quasi tutto.
Angelo Serfaustini
Angelo Serfaustini aveva una casa e una ferramenta a Visso, ma ora entrambe sono inagibili. Edificate dalla medesima impresa (la ferramenta nel ’73 e la casa nel ’74), sono state dichiarate entrambe inagibili per problemi legati a pilastri sottodimensionati. Ora Angelo non ha più una casa e non ha più un lavoro. Ha trasferito la merce recuperata dal negozio in un capannone dove sembrava potesse riavviare la sua attività, ma purtroppo anche questo sito è stato dichiarato inagibile. Vive tra Terni, dove abita la compagna, e Visso, dove dorme in una roulotte in un piazzale antistante la casa di sua madre. Anche questa è inagibile. Racconta il suo inverno nella roulotte e descrive i momenti peggiori legati al freddo e alla neve: è andato avanti con una stufetta elettrica, che spegneva verso le 11 di sera quando la temperatura interna era intorno ai 25 gradi, ma già un’ora dopo lo spegnimento la temperatura scendeva fino a 6 gradi. Mangia nella mensa allestita nei container e si è dato l’obiettivo di aspettare fino a un anno dopo il terremoto per capire se qualcosa si potrà sbloccare per riprendere la sua attività.
Tullio e Maria Belli
Tullio e Maria hanno avuto diversi problemi a causa del terremoto: hanno perso la casa e il negozio, e oggi la famiglia vive divisa. Infatti Tullio aveva un negozio di elettrodomestici nel piano terra della loro abitazione, ma dopo il terremoto il palazzo in cui si trova il loro appartamento non è più agibile, non solo per i danni subiti (non ingenti in quanto la loro abitazione era stata completamente resa antisismica dopo il terremoto del 1997), ma a causa del muro in comune che esso ha con la palazzina adiacente: essa è parzialmente crollata ed è stata messa in sicurezza con interventi che hanno indebolito il muro in comune. Ragione per cui Tullio e Maria vivono dal novembre 2016 in un camper coperto con teli di plastica per mantenerne in parte il calore e l’impermeabilità. Durante la scorsa primavera Tullio e Maria si erano decisi a trasferirsi altrove per la perdita di fiducia in un miglioramento della situazione , ma all’ultimo Maria è stata assunta a tempo indeterminato nell’azienda di Visso che produce pizze surgelate. Per non far perdere il lavoro alla moglie, Tullio ha deciso di trasferirsi da solo a Roma dove, grazie ad un amico, è riuscito ad aprire un’attività simile a quella che aveva a Visso. Passa tutta la settimana a Roma da solo, mentre la moglie dorme nei container temporanei, e il sabato pomeriggio ritorna in paese, dove insieme a lei passa solo il fine settimana sistemati nel camper. Tullio nei fine settimana estivi apriva anche un negozietto nella zona commerciale temporanea di Visso, dove vendeva qualche vinile e cd ai turisti, che però erano più interessati ai prodotti alimentari locali che ai suoi articoli.
Paolo Giannotti
Paolo Giannotti aveva un ristorante nel centro di Visso insieme alla madre e ai fratelli. Dopo le scosse dell’ottobre 2016 il ristorante è inagibile, come la casa in cui era in affitto. Ora vive a Porto Sant’Elpidio. Durante l’estate ha raggiunto Visso ogni giorno con un viaggio di circa un’ora, per aprire il ristorante nell’area commerciale provvisoria che è stata creata nella zona del laghetto a Visso. In autunno il ristorante sarà aperto solo nel fine settimana e in inverno probabilmente Paolo rimarrà disoccupato come l’anno scorso, a meno che non venga costruita una nuova zona commerciale adeguata per la stagione invernale, come pare sia in progetto in paese. La sera della scossa del 26 ottobre Paolo era al ristorante. Dopo la prima scossa delle 19 è andato a casa perché voleva recuperare lo zaino e il passaporto per il viaggio in Thailandia che avrebbe dovuto fare di lì ad una settimana, ed era quindi in casa quando c’è stata la scossa più forte delle 21: la casa gli è quasi crollata sotto i piedi. Dal suo ex ristorante è riuscito a recuperare il forno e un po’ di arredamento che ora usa nel ristorante temporaneo.
Enrico e Giuseppe Sorana
Enrico e il padre Giuseppe Sorana vivono a Visso e non sarà il terremoto ad allontanarli da qui. Enrico ha 40 anni e Giuseppe 71. A Visso gestiscono la ferramenta di famiglia dal ’67, che non ha subito alcun danno con le scosse del 2016: per fortuna solo merce caduta dagli scaffali. Per questo motivo hanno potuto riaprire la loro attività quasi subito dopo le scosse. La loro casa però è inagibile per qualche danno e soprattutto per il fatto che sorge sotto una parete rocciosa che non è ancora stata messa in sicurezza dopo le scosse e da cui si temono dei distacchi di pietre. Enrico dopo aver passato qualche tempo in un camping a Civitanova Marche è stato il primo a spostarsi nei container provvisori creati a Visso. Delle scosse del 26 e 30 ottobre ricordano soprattutto i rumori fortissimi, che come dice Giuseppe provenivano dalla terra ed erano terrificanti, e la polvere che vedevano alzarsi dalle case e dal centro del paese dove ci sono stati i maggiori crolli.
L’autrice. Luana Rigolli è nata nel 1983 e vive e lavora tra la Lombardia e l’Emilia. La formazione scientifica e gli studi in Ingegneria civile la portano a prediligere soggetti di architettura e d’interazione dell’uomo con il paesaggio. Fa parte del collettivo DieciXDieci di Gonzaga (Mantova), con cui dal 2015 organizza il Festival di fotografia contemporanea Diecixdieci. Nel 2017 ha frequentato il corso di fotogiornalismo presso la Fondazione Studio Marangoni di Firenze, per docenti il collettivo Terraproject.
Il progetto “Lo stato delle cose” è interamente autofinanziato e reso possibile dalla spontanea partecipazione di fotografi e autori nonché dalla collaborazione e dal supporto, non economico, degli enti locali, istituzioni, associazioni e società che ne hanno condiviso gli intenti documentari.
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