Il Castello della Rancia è una delle tappe irrinunciabili nel panorama storico-turistico del territorio tolentinate. Edificato nella metà dell’XI secolo come una casa-torre con strutture autonome per la difesa delle derrate agricole, l’edificio è stato ampliato e adattato nel XIV secolo per volontà di Rodolfo II da Varano ed ha fatto da sfondo il 2 e 3 maggio 1815 alla battaglia detta “della Rancia” o di “Tolentino” tra l’esercito francese di Gioacchino Murat, re di Napoli e cognato di Napoleone, e le truppe austriache del generale Federico Bianchi, da molti considerata l’esordio del Risorgimento.
Chiuso dal 24 agosto 2016 in seguito al primo terremoto della sequenza che ha interessato il Centro Italia il castello è stato riaperto al pubblico, pur con visibili ferite ancora aperte, il 29 marzo 2017 in seguito ad interventi di restauro e messa in sicurezza: tra i più evidenti la rimozione precauzionale di alcuni merli presso i camminamenti di ronda e presso la torre sud e il Mastio.
Merli pericolanti, sbatacchiature di finestre e feritoie, fratture nel mastio e nella cappella, ma anche parte delle raccolte di soldatini ed archeologiche ancora non rimesse in perfette condizioni sono i segni evidenti dei colpi inferti dal terremoto al manufatto la cui riapertura rappresenta un ulteriore segnale di ritorno alla normalità con la possibilità di fruire nuovamente di un capolavoro architettonico rappresentativo dell’identità storica e culturale della zona.
L’autore. Mario Rota è del 1967, è laureato in Lettere Classiche con una tesi in archeologia e vive a Bergamo. Inizia a fotografare in modo assolutamente inconsapevole sin da piccolo. Tra il 1989 ed il 1994 partecipa come archeologo e documentarista a diverse spedizioni scientifiche in Nord Africa, Turchia e Grecia approfondendo l’uso della luce, la composizione e l’arte di improvvisare in condizioni spesso impossibili. Da qui il suo approccio con la fotografia cambia e inizia a pensare che possa diventare una professione: negli anni successivi è impegnato nella riproduzione fotografica di beni storico-artistici per conto di istituzioni pubbliche e private italiane ed estere. Ora lavora come freelance per agenzie ed aziende, collabora con testate locali, nazionali ed estere e organizzazioni no profit, segue il mondo del teatro, della danza e della musica e dal 2003 fa parte di uno studio internazionale di fotografia di matrimonio. Ha all’attivo più di venti esposizioni personali e collettive.
Il progetto “Lo stato delle cose” è interamente autofinanziato e reso possibile dalla spontanea partecipazione di fotografi e autori nonché dalla collaborazione e dal supporto, non economico, degli enti locali, istituzioni, associazioni e società che ne hanno condiviso gli intenti documentari.
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