L’altopiano è isolato da sette mesi e ormai il tempo stringe, la fioritura delle lenticchie di Castelluccio rischia di saltare. Uno spettacolo floreale che l’anno scorso fra giugno e luglio ha richiamato 250mila visitatori, secondo la Proloco. Ma quest’anno non ci saranno petali rossi e viola a tinteggiare i prati se non si apre una strada percorribile per far salire i trattori. La semina va da marzo e può prolungarsi fino a metà maggio, dovrebbe già essere iniziata. In settimana il Comune di Norcia ha annunciato che una via alternativa sarà aperta, attraverso Pretare di Arquata, affinché l’aratura abbia inizio. “Ma è una soluzione impraticabile, è un tragitto che richiede 5 ore ad andare e 5 a tornare coi trattori. La logistica sarebbe impossibile. La sicurezza a rischio. Dicono che vogliono istallare tensostrutture dove lasciare parcheggiati i trattori sulla piana, ma non si è ancora mosso nulla – protesta Sante Coccia, presidente della Cooperativa della lenticchia di Castelluccio di Norcia – È dal 24 agosto la zona è irraggiungibile. Possibile che non si sia ancora trovato modo di sistemare la strada classica per i trattori, quella diretta che sale da Norcia? Le istituzioni continuano a temporeggiare. Chiediamo un permesso di passaggio speciale per noi agricoltori. Non c’è più da aspettare. Per domenica 19 abbiamo organizzato una protesta. Cercheremo di salire verso Castelluccio”.
Gli operatori del Soccorso alpino Umbria sono fra i pochi autorizzati a circolare sulle strade che portano a Castelluccio, a quota 1427. Poi c’è l’esercito, chiamato a garantire l’anti-sciacallaggio. La strada provinciale 477 è solcata da crepe e cede verso valle in più punti. Dal dorso del monte, col terremoto sono franati grandi massi di calcare massiccio sulla carreggiata e giù per le scarpate.
Anche la piana di Castelluccio ha mutato profilo. Dopo lo choc tellurico, sui prati si sono aperte delle doline, ovvero buche che scendono cilindriche, allineate e profonde fino a cinque metri. A valle, fenomeni carsici hanno cambiato perfino le piane di Norcia. Il Torbidone, un fiume scomparso col sisma del ’79, è riaffiorato dopo la fortissima scossa del 30 ottobre. Dalla zolle di una campo sgorgano ovunque rivoli d’acqua che allagano una vasta porzione di prato, per incanalarsi in un flusso da 250 litri al secondo. Acqua che scorre lungo un alveo scavato dal Genio militare e confluisce nel fiume Nera. “Se la massa idrica continua a montare, può esondare fino alle fattorie attorno”, spiegano gli operatori del Soccorso alpino Umbria.
La voglia di tornare a sperare è tanta nella popolazione della Valnerina, anche se l’istallazione dei nuovi moduli abitativi emergenziali è in alto mare. La metà degli abitanti di Norcia vive da sfollata sul lago Trasimeno, fra Terni e Perugia o sulla costa adriatica. Le venti casette di legno consegnate sono in fase di istallazione. Altre venti si trovano nella frazione di San Benedetto. Ma per coprire tutta la richiesta ne occorrono un centinaio. Duecentoquaranta persone continuano ad alloggiare nei sei container collettivi, da quaranta posti l’uno. Il centro di Norcia è un’unica zona rossa. “Però alcune case sono state dichiarata di nuovo agibili e i residenti stanno lentamente tornando. Parliamo di un 10 per cento. È una ripartenza”, spiegano dal presidio della Protezione civile, nei container fuori Porta Romana. Intanto l’abbraccio dei turisti è calorosissimo. Per Nero Norcia in migliaia sono accorsi fra gli stand della festa gastronomica che quest’anno non si è tenuta nelle piazze del devastato centro storico, bensì presso lo stadio comunale Europa. Aspettando che a monte le lenticchie tornino a fiorire.
Il fotografo. Ennio Brilli vive a Fermo. Ha realizzato reportage in Africa, America Latina e Paesi dell’est Europa (Balcani, Caucaso). Ha pubblicato su Diario, Il Manifesto, La Stampa, Il Reportage, Pagina99, La Repubblica. Suoi documentari sono stati trasmessi da reti televisive fra cui Rainews. Altre pubblicazioni: Il pane offeso, testi di autori vari, edizioni Culturaglobale, 2013; Parchi da leggere, AA.VV. e testi di Tonino Guerra, Edizioni Scientifiche Italiane, 2011; Palmiro, ristampa del libro di Luigi Di Ruscio, Ediesse, 2011; Consiglio di classe, testi di Angelo Ferracuti, Ediesse, 2009; Viaggi da Fermo, Laterza, 2009, testi di Angelo Ferracuti; Dove lavorare non stanca, Camera di Commercio di Ancona, Il Lavoro Editoriale, 2005; Le Ombre, testo di Antonio Moresco, Editoria e Spettacolo, 2004
Il giornalista. Marco Benedettelli, giornalista professionista, è nato ad Ancona e vive e lavora a Porto San Giorgio (Fermo). E’ responsabile della comunicazione per la ong Cvm (Comunità volontari per il mondo). Collabora con Avvenire e ha collaborato, come freelance, con il Manifesto, Sole24ore.it, D di Repubblica, Nigrizia, Vita no profit, coi quotidiani locali di Ancona e con altre testate. Dal 2009 è direttore responsabile di “Argo. Rivista di esplorazione”. Ha scritto su Nazione Indiana e ha collaborato con il collettivo 48ore.com (oggi off-line). Nel 2012 ha pubblicato la raccolta di racconti La regina non è blu (Gwymplain).
Il progetto “Lo stato delle cose” è interamente autofinanziato e reso possibile dalla spontanea partecipazione di fotografi e autori nonché dalla collaborazione e dal supporto, non economico, degli enti locali, istituzioni, associazioni e società che ne hanno condiviso gli intenti documentari.
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