Lavoro da tempo sul paesaggio e sui luoghi del Sud, sulla materia, sulla luce. Lo spirito con cui si svolge questa ricerca fotografica in continua evoluzione, è quello del celebre aforisma di Proust: “l’unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi.” Spesso nelle immagini ricorre una figura umana, e tutta l’attenzione si sposta su questo soggetto che di rimando porta ad osservare ciò che lui stesso sta osservando, un punto di vista raddoppiato tra l’autore della fotografia e lo spazio indicato da chi lo sta vivendo. Il percorso è noto, ma gli occhi con cui si guarda sono ogni volta nuovi.
Apparentemente le fotografie si accorpano per cronologia, mentre per il mio lavoro gli accorpamenti sono legati ad un luogo, visitato e conosciuto durante il tempo così da maturarne un’esperienza, anche degli stessi posti ma con punti di vista differenti: è la ricerca di un asse su cui costruire parte di un pensiero meridiano, una ricerca etica della dimensione di vita umana contemporanea. Lo spazio, visto attraverso gli occhi di chi lo abita, di un passante o di un turista, una messa in scena con la complicità indiretta dell’ambiente e una potenziale narrazione mediata dalla figura umana insieme alla materia, ancora la pietra e la luce-faro come indicatore, punto di riferimento nella scena.
Luce e materia restano gli elementi di costruzione di tutte le mie ricerche, sono campi di affezione, aree a cui sono attribuite potenziali di crescita e di sviluppo, espressioni di un paesaggio antropico in continua mutazione. La parte più significativa dell’esperienza aquilana è stata sicuramente quella del contatto con le persone, una narrazione continua dove una storia si unisce ad un’altra e provoca una tessitura, uno spessore definito dai sentimenti, dai ricordi e dalle speranze. Ho avuto la fortuna di avere un compagno di viaggio particolarmente sensibile con cui ho stabilito immediatamente un rapporto di grande empatia e che mi ha consentito di accedere alla dimensione più privata dei luoghi che mi portato ad una conoscenza di persone tutte collegate tra loro da rapporti famigliari, di lavoro, di associazione e di amicizia.
Questo contatto mi ha portato a fotografare dall’interno la vita quotidiana che per molti versi ha assunto la routine di sempre, e mi ha permesso di realizzare una serie di opere tematiche incentrate non solo sulla visione ma anche sulla fruibilità pressoché impossibile degli stessi spazi: si verifica di fatto una schizofrenia tra l’elemento architettonico delle nuove abitazioni, con la sua natura di struttura definita, fruibile, pubblica, spesso anche gradevole come situazione ambientale contro la realtà del sisma e la tragica incapacità umana di restituirlo alla sua condizione originale. Così il contrasto tra le due esistenze del luogo diventa surreale, si appropria della fatiscenza e dei cumuli di macerie e diventa un divario che solo la fotografia può ricomporre. Questo credo sia stato il senso della ricerca che ho potuto svolgere, come se ad una ricostruzione materiale ancora lontana dal giungere al concludersi, si possa ottemperare attraverso una ricomposizione della figura, della storia, della forma. Il pensiero di un fotografo è sempre rivolto ad una proposizione creativa, e la scelta di realizzare dei ritratti di queste persone corrisponde inequivocabilmente alla celebrazione della vita stessa.
L’autore. Cosmo Laera è nato in Puglia ad Alberobello nel 1962, ha iniziato il suo rapporto con la fotografia da giovanissimo scegliendo di percorrere la carriera artistica e professionale nella sua terra d’origine. Ha avviato la sua attività espositiva negli anni Ottanta proponendo la sua produzione all’interno di mostre e festival in Italia e all’estero. Sostenitore della necessità di creare confronti dialettici ha creato e diretto quattro edizioni di Montedoro Fotografia dal 1992 al 1995 e nove edizioni di Alberobello Fotografia / Fotografia in Puglia dal 1996 al 2004 e di altre manifestazioni sul territorio pugliese, creando una rete di produzioni tra gli autori più celebri della fotografia internazionale e i microclimi urbani di piccoli centri, affermando l’identità culturale attraverso un’iconografia in tempo reale. Collabora alla realizzazione di prestigiosi premi di portata internazionali e cura il settore fotografico di progetti espositivi ed editoriali quali: Mediterranea 2005, premio internazionale BARIPhotoCamera 2006; Basilico Bari 2007; Oltre la Pietra 2008. Dal 2003 al 2012 è direttore artistico di Corigliano Calabro Fotografia, dal 2009 al 2012 è Direttore Artistico del settore fotografico della Vedetta sul Mediterraneo a Giovinazzo (Ba). Ha partecipato come autore a mostre collettive e ha esposto in galleria, musei ed istituzioni. Dal 2006 insegna fotografia all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Vive e lavora tra Milano e Alberobello. Il suo Stories of places and feelings è stato realizzato durante l’esperienza di Confotografia.
Il progetto “Lo stato delle cose” è interamente autofinanziato e reso possibile dalla spontanea partecipazione di fotografi e autori nonché dalla collaborazione e dal supporto, non economico, degli enti locali, istituzioni, associazioni e società che ne hanno condiviso gli intenti documentari.
Per informazioni e contatti con Lo stato delle cose scrivere qui: osservatoriolostatodellecose
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