Notte d’aprile
Nel 2009 avevo tredici anni e frequentavo la terza media, che ho concluso svolgendo gli esami in una palestra terremotata. Oggi ho deciso di raccontare la lunga notte delle scuole della città dell’Aquila, che dura ormai da quasi nove anni. Mia madre, Silvia Frezza, insegnante di scuola primaria, ha fin d’allora combattuto in prima linea per la ricostruzione in sicurezza di tutte le scuole del territorio. Le sue lotte e il suo percorso di cittadinanza attiva sono stati argomento quotidiano per la mia famiglia, e lo sono tutt’ora. E’ per questo che mi è parso naturale e necessario, allora, documentare la situazione di stallo delle scuole a L’Aquila.
Infatti, a quasi nove anni dal sisma del 2009, lo stato della ricostruzione scolastica nel cratere dell’Aquila è disastroso: tutti i Musp (moduli ad uso scolastico provvisorio) che c’erano nel novembre 2009 ci sono tutt’ora. Neppure una scuola è stata ricostruita. A fronte dei finanziamenti certi ottenuti dal governo, circa 45 milioni di euro, di ben due concorsi comunali per assumere personale specializzato da dedicare alla ricostruzione pubblica, e quindi scolastica, di ripetute promesse, assicurazioni, percorsi partecipati, nulla è cambiato. Migliaia di studenti e studentesse continuano a vivere l’esperienza scolastica tra pareti di latta in condizioni precarie e disagiate, proprio perché pensate come strutture “provvisorie”, che sarebbero dovute durare quattro, massimo cinque anni.
Inoltre, gli ultimi terremoti del centro Italia hanno messo in risalto la pericolosità degli edifici scolastici in muratura che hanno indici di vulnerabilità veramente preoccupanti. Emblema di questa condizione è il liceo classico “Cotugno”, smembrato in più sedi a causa della sua accertata pericolosità, dopo aver fatto rischiare per otto anni la sicurezza ai suoi alunni e alle sue alunne, costretti a frequentarne la sede centrale, riconosciuta solo adesso in gran parte inagibile.
Annalucia Bonanni e mia madre, intervistate in Notte d’aprile, sono un esempio fra le decine e centinaia di insegnanti impegnate sul territorio a favore della totale ricostruzione scolastica in sicurezza e all’avanguardia, proprio per riconsegnare agli alunni e alle alunne aquilane quella prospettiva di vita sociale e culturale perduta ormai quasi nove anni fa.
L’autrice. Cecilia Fasciani è nata ad Avezzano nel 1995 ed è cresciuta a L’Aquila. Fotografa e documentarista, ha studiato per 3 anni fotografia tra Bologna e Londra, con esperienze di fotoreportage sociale e documentario sul campo, per poi studiare il linguaggio del cinema documentario alla London Film Academy, dove ha scritto e diretto il suo primo cortometraggio “The Militant”. Al momento studentessa all’Università di Bologna, lavora sulla scrittura e la regia dei propri progetti. Il suo primo lungometraggio documentario “Io prometto” sarà rilasciato a febbraio 2018.
Il progetto. Io prometto è un progetto di documentario indipendente, prodotto nelle zone dell’Italia centrale colpite dai terremoti degli scorsi anni. Racconterà le storie di resistenza quotidiana di quattro donne, Patrizia, Valentina, Assunta e Antonietta, che vivono tra Campotosto, Ussita e L’Aquila. Donne che hanno deciso di rimanere e lottare, per aiutare a far rinascere la loro terra. “Io prometto” vuole essere un documentario coraggioso, con alla base la partecipazione e il coinvolgimento del pubblico. Per questo è in corso una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal Basso.
Il progetto “Lo stato delle cose” è interamente autofinanziato e reso possibile dalla spontanea partecipazione di fotografi e autori nonché dalla collaborazione e dal supporto, non economico, degli enti locali, istituzioni, associazioni e società che ne hanno condiviso gli intenti documentari.
Per informazioni e contatti con Lo stato delle cose scrivere qui: osservatoriolostatodellecose
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