“Notes From the Mountain” è un progetto che nasce nel 2009, al mio arrivo a L’Aquila, poche ore dopo il devastante terremoto del 6 aprile. Appartengo, per nascita e per cultura, alle mie montagne ed ero quasi agli inizi della mia carriera di fotografo documentarista. E’ stata un’esperienza forte, dolorosa, intensa, provante. Per citare un famoso libro di Susan Sontag, mi trovavo letteralmente e per la prima volta “davanti al dolore degli altri”, dove “gli altri”, questa volta non erano le vittime di un conflitto lontano o di un uragano dall’altra parte del mondo. Loro erano e sono la mia gente. Quando si parla di dolore o morte una distinzione del genere non dovrebbe contare, ed è così, almeno a livello conscio. A livello inconscio, in realtà, molte di tutte quelle barriere che aiutano me e chi fa il mio mestiere a sopportare una quantità di dolore spesso poco immaginabile, vengono meno.
Nel 2016, ancora una volta, diverse aree dell’Italia Centrale vengono colpite da una sequenza devastante di eventi sismici dove centinaia di persone perdono la vita e per molte di più le cose non saranno più la stesse. Interi paesi costruiti nel Medioevo o ancora più antichi, vengono letteralmente cancellati dalle mappe. Con loro buona parte della vita dei loro abitanti. In Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo, il paesaggio, sia quello antropizzato sia quello naturale, sono definitivamente trasformati.
Per parlare di questa porzione dell’Italia Centrale, quella appenninica intendo, è fondamentale parlare del rapporto tra uomo e montagna. I piccoli insediamenti tra creste e valli, le torri d’avvistamento, le mura di cinta, le case e le chiese costruite centinaia di anni prima, sono fatte della stessa pietra delle montagne che le sovrastano e in quella roccia sono letteralmente radicate. Tutto intorno, i pascoli e i boschi da cui dipende l’economia di quei luoghi.
“Notes From the Mountain” è un omaggio alla mia terra e alla sua gente. Alle montagne dell’Appennino Centrale, al loro legno e alla loro pietra. Un omaggio ai loro silenzi.
L’autore. Luca Sola è nato a Collestatte Piano, in provincia di Terni, nel 1977. Fotografo documentarista, ha studiato Letteratura contemporanea all’Università di Perugia e ha ottenuto il Master in Fotogiornalismo presso l’Isfci (Istituto superiore di fotografia e comunicazione integrata) di Roma. Fotografo professionista dal 2007, i suoi reportage riguardano tematiche sociali, umanitarie e geopolitiche con particolare attenzione al Medio Oriente, Africa ed Italia. Vive attualmente a Johannesburg. I suoi lavori sono stati pubblicati dalle maggiori testate, nazionali e internazionali, tra cui Time Magazine, New York Times, The Los Angeles Times, Newsweek, The Economist, Vanity Fair, Le Courrier International, P3, Esquire Russia, Sonntags Blick, Internazionale, L’Espresso, Panorama, IL24, Io Donna, Cosmopolitan, The Observer, Daily Mail, The Independent, The Guardian, East. E’ assignment photographer per varie agenzie delle Nazioni Unite ed NGOs tra cui MSF, Oxfam, IOM, FAO, WFP, UNHCR. Tra i vari riconoscimenti ottenuti lo Yonhap International Press Photo Awards 2011, nella categoria “Enhancement of International Peace” grazie al suo lavoro sulla rivoluzione / guerra in Libia. Il suo primo libro, “Libia/Appunti di Guerra” (2012 Postcart Edizioni / Distribuzione Feltrinelli) curato da Renata Ferri, è basato sul medesimo progetto. I lavori di Sola sono stati esibiti in mostre personali e collettive a Roma, Venezia, New York, Parigi, Edimburgo, San Diego, Seul, Toronto. Per la produzione editoriale è rappresentato dall’agenzia Contrasto. Per il fine art da Lorenzo Respi (All Around Art) ed Aphaia Gallery.
Il progetto “Lo stato delle cose” è interamente autofinanziato e reso possibile dalla spontanea partecipazione di fotografi e autori nonché dalla collaborazione e dal supporto, non economico, degli enti locali, istituzioni, associazioni e società che ne hanno condiviso gli intenti documentari.
Per informazioni e contatti con Lo stato delle cose scrivere qui: osservatoriolostatodellecose
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