Immagini e testo di Irene Fassini e Sara Ruggeri
A Montemonaco fra il 30 ottobre e il 14 novembre 2017
Qui finisce il mondo e inizia il paradiso. Come racconta Filippo, uno dei pochi abitanti rimasti, «Foce è un luogo che una volta conosciuto resterà nel cuore». Una delle frazioni più isolate di Montemonaco, Foce si raggiunge attraverso un’unica strada che si insinua in una gola molto stretta e che si ferma proprio di fronte alle pendici del Monte Sibilla e del Monte Vettore. Foce non lascia molte alternative. Si può proseguire a piedi per i sentieri di montagna, tra i più belli del Parco dei Monti Sibillini, primo fra tutti quello che conduce al lago di Pilato, luogo di tradizioni e leggende ancora vive nella cultura popolare. Altrimenti si torna indietro.
Dopo il terremoto, dei sette abitanti che abitavano in Paese tutto l’anno ne sono rimasti cinque. Sono tutte persone nate e cresciute in questi luoghi e che non abbandonerebbero mai la loro terra. Con la scossa del 30 ottobre la frazione è rimasta isolata e l’ordinanza di evacuazione è durata per tutti i mesi invernali. Solo quando le nevi si sono sciolte si è pian piano ritornati alla normalità. Filippo Mazzarelli a giugno ha riaperto la Taverna della montagna, rifugio e ristorante di riferimento del paese dove tutti facevano tappa tornando dal lago di Pilato. «Non sono stati mesi facili», racconta, «infatti nonostante la riapertura all’inizio dell’estate abbiamo dovuto aspettare ancora un paio di mesi per la messa in sicurezza dei sentieri, il vero richiamo di questi luoghi».
La maggior parte delle case è stata danneggiata dal sisma (circa per l’80 per cento seconde case) e di conseguenza è venuto a mancare quel turismo residenziale che caratterizza la località. La ricostruzione per essere efficace dovrebbe coinvolgere anche queste abitazioni perché il turismo è l’attività che anima questi luoghi. Il 27 luglio c’è stato un segnale positivo. La riapertura del sentiero che conduce al lago di Pilato ha permesso a Foce di vivere un mese d’agosto vitale, coronato dal concerto di Brunori Sas, tappa del festival RisorgiMarche che ha richiamato quasi 3 mila persone a Foce. Questi segnali positivi sono importanti, ma c’è ancora molto da fare per i sentieri e per la loro messa in sicurezza, per perseverare e far scoprire nuovamente questi luoghi di una bellezza inaspettata e lontani dalle mete turistiche più battute. È uno dei paesaggi più affascinanti del parco, in un paradiso che continua a incantare con la sua bellezza e grazie alla forza delle persone che sono rimaste e continuano a battersi per la sua rinascita.
Le autrici
Irene Fassini è una fotografa che vive e lavora a Milano. Dopo un dottorato in antropologia giuridica, si è diplomata in fotografia nel 2017 presso il Cfp Bauer di Milano e ha frequentato il corso Visual Storytelling in the Digital Age organizzato da Camera con l’International Center of Photography. Sviluppa interessi di ricerca che si concentrano sulle relazioni tra storia e memoria, identità e confini. Dopo un periodo di formazione presso l’agenzia Prospekt Photographers, collabora con Sara Ruggeri a progetti di documentazione collettiva a lungo termine e ad attività didattiche e formative sul linguaggio visivo con il coinvolgimento diretto di comunità che vivono in contesti periferici urbani. Nel 2017 è stata selezionata per il Canon Student Program 2017 a Visa pour l’image, ha ricevuto la menzione della giuria al Premio Prina ed è stata selezionata tra i 50 progetti finalisti della call for project Abitare: sette sguardi sul paesaggio fisico e sociale dell’Italia di oggi promosso dal MiBACT in collaborazione con La Triennale di Milano e il Museo di Fotografia contemporanea.
Sara Ruggeri, nata nel 1988, è una fotografa che vive e lavora tra Brescia e Milano. Dopo la laurea in Ingegneria Edile Architettura presso l’università degli Studi di Trento, si è diplomata in fotografia nel 2017 presso il Cfp Bauer di Milano. Dall’incontro tra questi due mondi è nata un’ampia ricerca sul tema del paesaggio e delle sue connessioni con la costruzione dell’identità personale e collettiva. Ha collaborato con Marco Cappelletti, partner di DSL Studio, nella documentazione di importanti progetti di arte e architettura. È stata selezionata insieme a Irene Fassini tra i finalisti per la call for projects Abitare: sette sguardi sul paesaggio fisico e sociale dell’Italia di oggi. Si occupa di progetti di documentazione a lungo termine e ad attività formative che utilizzano il linguaggio visivo per dare voce a comunità di confine in collaborazione con centri di formazione e di ricerca.
Il progetto “Lo stato delle cose” è interamente autofinanziato e reso possibile dalla spontanea partecipazione di fotografi e autori nonché dalla collaborazione e dal supporto, non economico, degli enti locali, istituzioni, associazioni e società che ne hanno condiviso gli intenti documentari.
Per informazioni e contatti con Lo stato delle cose scrivere qui: osservatoriolostatodellecose
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