Immagini e testo di Irene Fassini e Sara Ruggeri
A Montemonaco fra il 30 ottobre e il 14 novembre 2017
Qui è zona rossa. È passato un anno e Cese, una delle frazioni di Montemonaco più colpite dal sisma, è tutta circondata dalle reti rosse. Per le piccole vie si trovano riverse pietre e sassi: tutte le case sono ora disabitate e inagibili. Questo potrebbe far pensare che non ci sia vita. Invece camminando per le piccole stradine si vedono piccoli appezzamenti di terra coltivati con cura, si sentono gli animali e soprattutto un via vai di macchine che parcheggiano sullo sterrato, al limitare della zona rossa.
Sono gli abitanti delle quattro famiglie che abitavano a Cese prima del terremoto e che ritornano quasi ogni giorno per prendersi cura degli animali e dei terreni. Si fermano qualche ora e poi ritornano nelle case che ora hanno preso in affitto. Lorenzo Fortuni, 77 anni, ogni giorno viene dai suoi animali, dice che «da un anno a questa parte è cambiato tutto. Vorrei tornare ad abitare qui nella casa dove sono nato e cresciuto». Nella sua casa Lorenzo, dopo il 24 agosto 2016, è ritornato solo per prendere le proprie cose. Entriamo con lui, ci dice che porta sempre con sé le chiavi, anche se per paura non entra più. Incuriosito dalla nostra visita, decide di farci entrare. La sua casa è quella sulla piazza, di fronte alla chiesa, la prima che si nota arrivando. A fianco della porta c’è la targa del paese: Cese. Non si sa se e quando Cese verrà ricostruita, ma fino ad ora i suoi abitanti non l’hanno abbandonata: qui la vita continua e ogni mattina la piccola Cese si risveglia.
Le autrici
Irene Fassini è una fotografa che vive e lavora a Milano. Dopo un dottorato in antropologia giuridica, si è diplomata in fotografia nel 2017 presso il Cfp Bauer di Milano e ha frequentato il corso Visual Storytelling in the Digital Age organizzato da Camera con l’International Center of Photography. Sviluppa interessi di ricerca che si concentrano sulle relazioni tra storia e memoria, identità e confini. Dopo un periodo di formazione presso l’agenzia Prospekt Photographers, collabora con Sara Ruggeri a progetti di documentazione collettiva a lungo termine e ad attività didattiche e formative sul linguaggio visivo con il coinvolgimento diretto di comunità che vivono in contesti periferici urbani. Nel 2017 è stata selezionata per il Canon Student Program 2017 a Visa pour l’image, ha ricevuto la menzione della giuria al Premio Prina ed è stata selezionata tra i 50 progetti finalisti della call for project Abitare: sette sguardi sul paesaggio fisico e sociale dell’Italia di oggi promosso dal MiBACT in collaborazione con La Triennale di Milano e il Museo di Fotografia contemporanea.
Sara Ruggeri, nata nel 1988, è una fotografa che vive e lavora tra Brescia e Milano. Dopo la laurea in Ingegneria Edile Architettura presso l’università degli Studi di Trento, si è diplomata in fotografia nel 2017 presso il Cfp Bauer di Milano. Dall’incontro tra questi due mondi è nata un’ampia ricerca sul tema del paesaggio e delle sue connessioni con la costruzione dell’identità personale e collettiva. Ha collaborato con Marco Cappelletti, partner di DSL Studio, nella documentazione di importanti progetti di arte e architettura. È stata selezionata insieme a Irene Fassini tra i finalisti per la call for projects Abitare: sette sguardi sul paesaggio fisico e sociale dell’Italia di oggi. Si occupa di progetti di documentazione a lungo termine e ad attività formative che utilizzano il linguaggio visivo per dare voce a comunità di confine in collaborazione con centri di formazione e di ricerca.
Il progetto “Lo stato delle cose” è interamente autofinanziato e reso possibile dalla spontanea partecipazione di fotografi e autori nonché dalla collaborazione e dal supporto, non economico, degli enti locali, istituzioni, associazioni e società che ne hanno condiviso gli intenti documentari.
Per informazioni e contatti con Lo stato delle cose scrivere qui: osservatoriolostatodellecose
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