Qual è la situazione dei paesi terremotati a quasi un anno dal sisma che ha colpito l’Emilia? come è cambiata loro la vita? Quali le tante iniziative messe in campo? Una di esse si chiama Cavezzo 5.9 Shopbox e si trova a Cavezzo. A Cavezzo nel maggio 2012 fortissime scosse di terremoto hanno distrutto la città, persone che hanno perso tutto in un attimo, tutto quello che in anni di lavoro avevano con fatica e sudore costruito. Ad oggi, ad un anno dal terremoto, ancora la città è un cumulo di macerie. I protagonisti di Cavezzo 5.9 sono coloro a causa del sisma hanno perso il loro negozio, la loro attività nel centro della città, completamente distrutta.
Hanno perso tutto ed hanno dovuto e voluto ricominciare tutto da capo. Hanno creato un gruppo di lavoro ed assieme hanno scommesso su questo progetto innovativo per l’Italia intera. Durante una riunione, ispirati dal Box Party di Londra hanno pensato di ricominciare proprio attraverso l’uso dei container. Molti in Emilia ancora oggi sono costretti a vivere nei container, nei cosiddetti Map (Moduli abitativi provvisori), i protagonisti di Cavezzo 5.9 li hanno scelti anche loro come soluzione di ed all’emergenza ma allo stesso tempo alternativa valida, creativa, sicura e veloce, cercando di ovviare ai mille ostacoli burocratici, per poter nel più breve tempo possibile riaprire le loro attività.
Sono stati posizionati 28 container marittimi della ditta Phoenix da 40 piedi e 12 container marittimi da 20 piedi dismessi chiamati in gergo a “a fine corsa”, per un costo totale di circa 500 mila euro tra impianti e container, ogni container è costato a ciascuno 17.000 euro compresa IVA, che ogni negoziante ha dovuto anticipare per poi poter ricevere in seguito un contributo di 15.000 euro dal Comune di Cavezzo per la delocalizzazione. Le immagini ritraggono i negozianti, persone che hanno investito tempo, spirito, denaro ed energie nel progetto di Cavezzo 5.9 Shopbox , ritratti all’interno del container posto al primo piano del centro e che rappresenta lo spirito del progetto e della terribile tragedia del sisma che ha colpito l’Emilia. Le foto di ritratti si alternano a scorci ed interni del centro. Cavezzo 5.9 Shopbox testimonia e rappresenta che scommettendo sul futuro assieme, si può provare a rinascere dalle macerie.
Oggi, nel 2017, Cavezzo 5.9 Shopbox non esiste più, è stato smantellato per poter iniziare finalmente a 5 anni dal sisma i lavori di ristrutturazione della piazza della città di Cavezzo e donato dai commercianti ad Accumoli, città oggi colpita da un sisma, nella speranza che possa essere d’aiuto a chi si è trovato nella stessa situazione della generosa popolazione emiliana.
Azzurra Becherini è nata a Firenze e vive in Toscana dove lavora come fotografa freelance. Nel 2013 si è specializzata in Fotogiornalismo all’Istituto Marangoni di Firenze e ha iniziato a lavorare in particolare su progetti di documentazione e fotografia sociale. Ha realizzato di progetti di documentazione sociale per editoriali e personali: Postcards from Emilia – Emilia after the quake; Uncertain Border ON EXPO2015 pubblicato su Repubblica-Repubblica Milano – Memecult – Exposedproject; Social Inside; Athlet Portrait. Ha lavorato anche come fotografa di scena dal 2011 in diversi festival e teatri e nel 2014–2015 come artista residente in collaborazione con l’Agenzia Contrasto presso il Teatro dell’Opera – Maggio Fiorentino per cui realizza un progetto di teatro e documentazione e una mostra al PAC centro arte Murate: “ Il Maggio, la melodia di Firenze”. Ha esposto presso diverse gallerie, festival e spazi d’arte in Italia.
Fabio Dibello è nato nel 1969 ad Aosta, dove vive e lavora. E’ diplomato all’Apab (Scuola Internazionale di Fotografia Firenze). Fotografo di scena e fotografo ufficiale del CervinoCineMountain dal 2012. Collaboratore della Agenzia Ansa di Aosta. Nell’ottobre 2014 ha esposto il progetto “Cartoline dal Villaggio Dora”, presso la Biblioteca Regionale di Aosta, e nel luglio 2016 ha pubblicato il volume CerviniaContemporary con le edizioni della Tipografia Valdostana. La sua ricerca personale si focalizza principalmente sull’indagine del paesaggio urbano contemporaneo e sui suoi mutamenti, con un’attenzione particolare per le relazioni spaziali che si creano nelle città e per i fenomeni di antropologia sociale come i nuovi processi di partecipazione.
Il progetto “Lo stato delle cose” è interamente autofinanziato e reso possibile dalla spontanea partecipazione di fotografi e autori nonché dalla collaborazione e dal supporto, non economico, degli enti locali, istituzioni, associazioni e società che ne hanno condiviso gli intenti documentari.
Per informazioni e contatti con Lo stato delle cose scrivere qui: osservatoriolostatodellecose
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