Cascia, la città sospesa
Immagini e testo di Alessandro Celani. A Cascia fra novembre e dicembre 2016
Nessuno vorrebbe che la propria vita sia raccontata con leggerezza da uno scrittore. O che diventi la materia docile ai dispositivi dei fotografi. E che essi, gli uni e gli altri, ne traggano come un miraggio delle cose perdute per sempre e mai tornate, per loro colpa. Ogni dipintore, scrive Leonardo, dipinge sé. Ma il terremoto non è un gioco d’artisti. Per questo la cittadina di Cascia si è vuotata: perché nessun fotografo ritragga gli uomini, e nessuno scrittore scriva delle loro vite. Solo gli edifici appaiono, come una memoria dei loro abitanti. Illustrano il catalogo della cura prestata ai luoghi, delle innumerevoli attenzioni reciproche. Nei colori tenui degli intonaci sembra come di sentire i timbri diversi delle voci che ancora si parlano. Dicendosi le molte cose taciute per distrazione nel tempo normale della terra che non trema. Oscillano ancora quegli uomini, per le scosse, e si avvicinano di più gli uni agli altri.
L’autore. Alessandro Celani è storico dell’arte e archeologo. Studia in particolare la scultura antica. E così si accosta alla fotografia. Prima per esigenze di documentazione, poi per espressione creativa. Così affrontando temi e soggetti già esplorati nel disegno e nella scrittura. Il rapporto degli uomini con l’architettura, con gli oggetti, con la memoria e la rovina. Predilige una fotografia di tempi lunghi. Prima il bianco e nero, ora colore soprattutto. Ha pubblicato saggi e poesia. In corso di stampa il suo ultimo lavoro, che mescola fotografia e scrittura: Aura. Voyage to Italy (Aguaplano editore).
