Camporotondo ha un certo numero di case sparse sul territorio fra la contrada di Colfano e quella di Garufo che ospitano diverse famiglie che, in occasione del sisma del 26 e 30 ottobre 2016, sono state pesantemente colpite. Molti di questi edifici sono costruiti con muratura in pietra locale, molto fragile e soggetta a fratture, e presentano quindi danni ingenti. I danni si sono presentati sia su strutture interamente in pietra che in strutture miste in c.a. ed in pietra, per non parlare delle case già ristrutturate dopo il sisma del 1997. Quasi tutte le abitazioni sono classificate in Classe E e B i proprietari hanno dovuto trovare sistemazioni provvisorie per non doversi spostare sulla costa e lasciare così il lavoro e le attività di agricoltura o allevamento.
In alcuni casi è stato necessario spostare persone molto anziane o malate dalle abitazioni ai luoghi di prima accoglienza per poi predisporre strutture temporanee nelle quali poterli sistemare come nel caso di Silvano che bada alla suocera e al padre in due piccole casette da “campeggio estivo” che ha comprato per potere essere indipendente.
Gabriele e Belinda ebbero molti problemi quando nel 1997 la loro casa venne colpita dal terremoto. Fecero importanti lavori di ristrutturazione e gli venne detto che la casa era solida, aggiunsero anche una struttura esterna con le scale di accesso al piano superiore tutta in cemento armato e con ampie vetrate. Il 26 Ottobre Belinda e sua figlia sono sedute sul letto quando una potente scossa apre profonde crepe nei muri e fa crollare un blocco a pochi centimetri da loro: “Se fossimo state sdraiate saremmo morte”. Parole che fanno pensare a quanto sia labile il confine fra la vita e la morte in situazioni come queste. Gabriele ha diversi animali a cui badare, una piccola azienda agricola, sua moglie lavora nel negozio rimasto in paese con una collega, la loro casa non è più accessibile e stanno, provvisoriamente, in una piccola casa di legno con una roulotte a fianco assieme alla figlia. Guardare i muri di questa casa fa davvero impressione e non riesco a immaginare la paura che devono aver provato quella sera. Ora aspetteranno, permessi e carte, procedure e soldi per un via libera che gli permetta di demolire la vecchia casa a pezzi e di costruirne una nuova. Difficile dire quando questo accadrà ma loro sembrano non perdere del tutto la speranza (Gabriele e Belinda mi hanno raccontato la loro storia e fatto vedere la loro casa, ma non sono presenti nelle fotografie perché ritrosi all’idea di mostrarsi).
L’autore. Federico Moschietto è nato ad Alba nel 1983 e si laureato in Architettura nel 2005. Vive e lavora a Moncalieri. Dal 2010 si appassiona al mondo della fotografia compiendo ampi studi da autodidatta che lo portano, dal 2015 a praticare la professione di architetto e di fotografo facendo reportage di cerimonie, fotografie di architettura e diversi progetti personali legati al reportage. Ottiene diversi risultati positivi a concorsi e manifestazioni nazionali arrivando a esporre in diverse mostre negli ultimi tre anni. Attualmente sta portando avanti due progetti editoriali di cui uno sul tema del rapporto fra i bambini e le architetture, già in parte esposto a Paratissima Torino 2016.
Il progetto “Lo stato delle cose” è interamente autofinanziato e reso possibile dalla spontanea partecipazione di fotografi e autori nonché dalla collaborazione e dal supporto, non economico, degli enti locali, istituzioni, associazioni e società che ne hanno condiviso gli intenti documentari.
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