Quando si arriva a Camporotondo di Fiastrone è come immaginarsi in un romanzo medioevale, storie di cavalieri che risalgono irti pendii per entrare nella fortezza che racchiude il castello ed il borgo di un nobile possidente. Solo che ormai le mura hanno comodi accessi ritagliati dalle strade moderne e le case di mattoni si affiancano a quelle di pietra. Sotto le vecchie mura, che ancora incutono timore, si guarda dal basso in alto alle case, quelle stesse case che sono state per secoli dimora sicura e simbolo di protezione e che ora sono un luogo da cui si è stati obbligati a fuggire. Quelle case fatte di pietra e mattoni e legno che hanno resistito per anni e che una tragica notte di ottobre finiscono con il diventare la fonte di paura e di precari equilibri.
Camporotondo di Fiastrone, grazie a un’amministrazione lungimirante e alla collaborazione dei cittadini e della protezione civile, è riuscita a salvare non tanto le case quanto la comunità dalla disgregazione grazie a una operazione di ridistribuzione della popolazione in ogni struttura libera disponibile. Il centro storico infatti, già fortemente colpito dal terremoto del 1997, ha subito notevoli danni ma è stato immediatamente messo in sicurezza così da non dover creare la “Zona rossa”.
Questo ha permesso di mantenere attivi i servizi e alcune abitazioni così come la chiesa di San Marco che ha solo il campanile e la cappella laterale inaccessibile.
La comunità, che conta circa 570 abitanti, ha subito gravi danni: il 60 per cento delle abitazioni sono state dichiarate inagibili in Classe E e B, la chiesa della “Madonnetta” è inagibile, per 160 persone è stato necessario trovare un’autonoma sistemazione.
Ogni spazio disponibile (agibile) è stato sfruttato; i parenti hanno ospitato le famiglie che avevano perso la casa e ogni alloggio in affitto disponibile è stato destinato agli abitanti del paese. Sono rimasti il bar ed i negozi principali così come la scuola mantenendo quindi la comunità attiva e presente sul territorio e rendendo il trauma del terremoto per quanto possibile molto meno impattante, soprattutto per gli anziani ed i bambini.
L’autore. Federico Moschietto è nato ad Alba nel 1983 e si laureato in Architettura nel 2005. Vive e lavora a Moncalieri. Dal 2010 si appassiona al mondo della fotografia compiendo ampi studi da autodidatta che lo portano, dal 2015 a praticare la professione di architetto e di fotografo facendo reportage di cerimonie, fotografie di architettura e diversi progetti personali legati al reportage. Ottiene diversi risultati positivi a concorsi e manifestazioni nazionali arrivando a esporre in diverse mostre negli ultimi tre anni. Attualmente sta portando avanti due progetti editoriali di cui uno sul tema del rapporto fra i bambini e le architetture, giá in parte esposto a Paratissima Torino 2016.
Il progetto “Lo stato delle cose” è interamente autofinanziato e reso possibile dalla spontanea partecipazione di fotografi e autori nonché dalla collaborazione e dal supporto, non economico, degli enti locali, istituzioni, associazioni e società che ne hanno condiviso gli intenti documentari.
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