La frazione di Borgo è la parte bassa di Arquata, sviluppatasi oltre le mura fortificate del nucleo medievale. Tutte le sue abitazioni sono state danneggiate o distrutte dal sisma, con gravi danni anche al patrimonio artistico, in particolare alla duecentesca Chiesa di San Francesco. Qui era custodita la famosa “Sindone di Arquata”, donata nel 1655 ai frati dal cardinale Federico Borromeo e copia fedele “Extractum ab originale” della Sacra Sindone di Torino.
A Borgo subito dopo la scossa di agosto sono stati installati alcuni container, tuttora adibiti a sede degli uffici del Comune, delle Poste e del coordinamento delle varie attività post sisma.
In quello che una volta era il campo sportivo è stata a suo tempo allestita la tendopoli e recentemente è stata completata l’area di Sae (Soluzioni abitative di emergenza) Borgo 1. In questa frazione sono state inaugurate anche due nuove strutture: la scuola e il Centro polivalente Agorà. La prima, costruita in tempo per la ripresa delle attività scolastiche, è stata realizzata dalla fondazione “Specchio dei Tempi” grazie alle donazioni dei lettori del quotidiano “La Stampa”. Occupa una superficie di circa 1.000 metri quadrati e ospita 150 alunni di scuola materna, elementare e media. La seconda, realizzata dalla Diocesi di Ascoli Piceno grazie al contributo di tutte le Caritas europee, mette a disposizione della comunità una sala multiuso per attività sociali e uno spazio per la ristorazione. Agorà è anche ostello e attualmente ospita sette famiglie sfollate in attesa di ricevere la Sae.
Durante una delle mie visite a Borgo riesco a raccogliere qualche testimonianza, come ad esempio quella di Carmine Gabrielli, che con i suoi amici si ritrova quasi ogni giorno vicino al suo orto per passare la giornata e mangiare qualcosa tutti insieme. Mi dice che non vogliono, non possono abbandonare questi luoghi, perché la loro vita si è svolta qui e qui deve continuare. La stessa cosa affermano Arnaldo e Grazia, che incontro appena usciti dal pollaio con una gallina tra le mani. Oltre alla casa hanno dovuto lasciare il terreno e gli animali per andare a vivere dal figlio ad Acquasanta Terme. E qui tornano quasi ogni giorno: “Cosa dovremmo fare, stare tutto il giorno seduti in poltrona a guardare la tv?”. Hanno tutti ragione. Da vendere.
L’autore. Giancarlo Malandra è nato a Chieti nel 1968 e vive a Giulianova. Fotografo professionista impegnato per lavoro soprattutto nella fotografia di cerimonia, si dedica anche a progetti di ricerca personali, in maniera particolare documentando le tradizioni popolari della sua regione, l’Abruzzo, e non solo. Si è già confrontato con gli scenari del doposisma prima con il lavoro collettivo “3:32 i segni del terremoto” e successivamente con il reportage “La città negata” sulle conseguenze del sisma del 6 aprile 2009 a L’Aquila. I suoi reportage sono stati pubblicati, fra gli altri, da Touring Club Italiano, Witness Journal e Tesori d’Abruzzo.
Il progetto “Lo stato delle cose” è interamente autofinanziato e reso possibile dalla spontanea partecipazione di fotografi e autori nonché dalla collaborazione e dal supporto, non economico, degli enti locali, istituzioni, associazioni e società che ne hanno condiviso gli intenti documentari.
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