Sopra Arquata e Pescara del Tronto, si vede nitida la spaccatura nera che si snoda come il filo di una collana sotto le cime del monte Vettore. Si è aperta con il movimento tellurico, violentissimo, di magnitudo 6.5, del 30 ottobre. “Il ricordo peggiore del terremoto è il rumore. I crolli, i boati, il frangersi delle mura” racconta Sante Corradetti, volontario delle Protezione civile, 32 anni, oggi sfollato a San Benedetto del Tronto. Sante è della frazione di Colle di Arquata del Tronto, ed è da sempre attivo per il suo territorio. Organizza feste, attività socio culturali e turistiche. Lui c’era la notte del 24 agosto, si è subito gettato fra le strade di Pescara del Tronto per fare il possibile, aiutare, prestare soccorso. Poco dopo è arrivata la Squadra ricerca dispersi sotto le macerie della Protezione civile di Fermo.
Sono loro ad accompagnarci, a mostrarci dove hanno recuperato i quarantanove corpi senza vita, la notte del 24 agosto, dopo ore di scavi. L’odore dei calcinacci frantumati è ovunque. Il paese è ridotto a un cumulo di macerie. I pochi edifici ancora in piedi sembrano presi a morsi da gigantesche bocche che hanno strappato via porzioni di murature. Anche le tombe sono esplose nel cimitero. Le lapidi sono frantumate a terra. Nei loculi invasi dalla luce si vedono le casse di legno. “Quella era casa mia” dice un uomo fermo sul ciglio della strada, e indica un caseggiato imploso. Poi fissa le rovine oltre l’avvallamento che si apre sotto la strada. “Mi sembra che il paese stia ancora crollando, che le macerie stiano sprofondando verso il basso”.
L’uomo si chiama Domenico Pala, è l’ex sindaco di Arquata del Tronto. La notte del terremoto lui e il figlio hanno salvato la vita a 15 persone. “Conoscevano le vie e chi ci abitava, a uno a uno. Sapevano muoversi con velocità e così sono riusciti a estrarne tanti dalle macerie – racconta Sante – E poi c’è stata la scossa del 30 ottobre, che ha definitivamente distrutto tutto. E si è portata via anche quelle speranze di ricostruzione che noi tutti avevamo con forza coltivato. Fino a quel giorno io e i miei amici siamo rimasti nella tendopoli del campo sportivo. Poi siamo dovuti sfollare”.
A presiedere le porte di Arquata del Tronto ci sono funzionari della Protezione civile, dell’Esercito, dei Vigili del fuoco. Sono stati disposti alcuni container dei Carabinieri attorno al campo sportivo, ma non sono operativi. Dovrebbero servire a ospitare chi gestisce la ricostruzione del luogo, però tutto sembra immobile, senza direzione e senza progetto. “Per molti questo è un bivio. Dobbiamo prendere una decisione. Capire se abbandonare o restare – racconta Sante – Vivere in montagna, per le nostre piccole comunità, ha sempre comportato sacrificio, fatica, isolamento. Anche io sono combattuto, ci continuo a pensare. Mi chiedo se non debba lasciare Colle, la mia frazione, e andare a Roma dove vive la mia ragazza”.
Capodacqua, qualche curva oltre Pescara del Tronto, sopra la Salaria, si capisce che era una frazione bellissima. Lo resta ancora nonostante le ferite del terremoto che l’hanno sfigurata, sventrata. Ci avviciniamo a un edificio religioso. È l’oratorio della Madonna del Sole. Un ottagono di marmo bianco, candido, semplice e perfetto come un campo ammantato di neve. È del XIV secolo, dentro ci sono antichi affreschi, ma il tetto di guglie rosse è crepato e lascia filtrare acqua e umidità. Si sente il rumore del ruscello in lontananza, ci affacciamo a sbirciare dentro una cantina. Dentro, grandi fiaschi di vino cotto, impolverati, stanno raccolti in una rastrelliera. La zona è ricca di vino cotto e chissà su quante tavole imbandite quelle bottiglie si sono fermate, di sera, d’estate.
Il fotografo. Ennio Brilli vive a Fermo. Ha realizzato reportage in Africa, America Latina e Paesi dell’est Europa (Balcani, Caucaso). Ha pubblicato su Diario, Il Manifesto, La Stampa, Il Reportage, Pagina99, La Repubblica. Suoi documentari sono stati trasmessi da reti televisive fra cui Rainews. Altre pubblicazioni: Il pane offeso, testi di autori vari, edizioni Culturaglobale, 2013; Parchi da leggere, AA.VV. e testi di Tonino Guerra, Edizioni Scientifiche Italiane, 2011; Palmiro, ristampa del libro di Luigi Di Ruscio, Ediesse, 2011; Consiglio di classe, testi di Angelo Ferracuti, Ediesse, 2009; Viaggi da Fermo, Laterza, 2009, testi di Angelo Ferracuti; Dove lavorare non stanca, Camera di Commercio di Ancona, Il Lavoro Editoriale, 2005; Le Ombre, testo di Antonio Moresco, Editoria e Spettacolo, 2004
Il giornalista. Marco Benedettelli, giornalista professionista, è nato ad Ancona e vive e lavora a Porto San Giorgio (Fermo). E’ responsabile della comunicazione per la ong Cvm (Comunità volontari per il mondo). Collabora con Avvenire e ha collaborato, come freelance, con il Manifesto, Sole24ore.it, D di Repubblica, Nigrizia, Vita no profit, coi quotidiani locali di Ancona e con altre testate. Dal 2009 è direttore responsabile di “Argo. Rivista di esplorazione”. Ha scritto su Nazione Indiana e ha collaborato con il collettivo 48ore.com (oggi off-line). Nel 2012 ha pubblicato la raccolta di racconti La regina non è blu (Gwymplain).
Il progetto “Lo stato delle cose” è interamente autofinanziato e reso possibile dalla spontanea partecipazione di fotografi e autori nonché dalla collaborazione e dal supporto, non economico, degli enti locali, istituzioni, associazioni e società che ne hanno condiviso gli intenti documentari.
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